lunedì 27 ottobre 2014

Lasagne al ragù e vellutata di pesce, con sfoglia al curry


Quando ho saputo che il numero massimo di lasagne che potevamo presentare per questo MTC era 3, ho subito pensato che ne avrei presentata una vegetale, una di carne e una di pesce.
Ho anche pensato che Sabrina, che proprio sulla lasagna ci ha sfidate, avrebbe preferito che ognuno di noi ne preparasse una sola, ma si sa: l'MTC ti prende e non si può davvero fare a meno di dare il massimo, a ogni sfida.

Tre lasagne, dunque. Per quella di carne avevo le idee chiare, ma mi mancava l'ingrediente chiave, sicché ho ripensato interamente il ragù; per quella vegetale l'ispirazione mi è venuta mentre facevo la spesa. Per quella di pesce avevo invece le idee chiarissime, quindi sono andata a fare la spesa con una lista ben precisa, salvo cambiare idea davanti al banco del pesce.

mercoledì 22 ottobre 2014

Lasagne ai mirtilli con ragù bianco di quaglie ai fichi


Sono reduce da un week-end piacevolissimo ma intenso e da un'apertura di settimana sfibrante, motivo per cui oggi sarò breve.
Molto breve. :-)
Parliamo di MTC, delle lasagne di Sabrina e di uno dei miei abbinamenti preferiti: la selvaggina e la frutta.



A dire il vero io avevo cercato del cinghiale; in difetto, mi sarei accontentata del cervo o del capriolo. Niente. Impossibile reperirli in breve tempo, e siccome sapevo di avere due fine settimana di ottobre impegnati, non potevo aspettare.
Mi sono accontentata delle quaglie, con cui ho preparato un profumatissimo ragù bianco speziato, accompagnato da dolcissimi fichi. La sfoglia è colorata con dei mirtilli frullati, anch'essi perfetti con la selvaggina. Prosciutto crudo per dare sapidità al ragù e croccantezza fuori, et voilà...

lunedì 13 ottobre 2014

Lasagne "del cavolo" ai vrocculi arriminati, con besciamella alla bottarga


Oggi lasagne verdi, per un MTChallenge spaziale che ci ha proposto la nostra Sabrina, vincitrice della scorsa edizione. Sua Maestà La Lasagna è il titolo di un post colmo di passione per la preparazione di un piatto sontuoso, che può essere declinato in mille modi. Dalla classica lasagna bolognese, la più conosciuta, passando per la variante romagnola propostaci da Sabrina e che prevede la lasagna verde, le varianti sono infinite e noi MTChallengers siamo state chiamate a scatenare fantasia e inventiva per creare sontuosi piatti della festa.

Piatto della festa, sì, ma anche comfort food per eccellenza, con la sua consistenza morbida, la varietà di sapori che si percepiscono chiaramente al palato e poi si fondono in una armonia cremosa che avvolge i sensi e abbraccia con il calore di una mamma.
Perché in fondo i cibi delle feste sono questo: la declinazione culinaria dell'amore che si prova per le persone per le quali cuciniamo un determinato piatto.

Facciamoci caso: gira e rigira, quando dobbiamo selezionare il nostro comfort food di elezione, è sempre ai nostri ricordi d'infanzia che attingiamo. Ed è proprio a un piatto della tradizione siciliana, la mia terra di origine, che si ispira la mia lasagna di oggi.

martedì 30 settembre 2014

Pane Guttiau per #imagnifici6 ! (Pane Carasau, esperimento n. 2)


Chi di noi non ha mai sentito parlare della Dieta Mediterranea?
Famosa in tutto il mondo perché sana e salutare, la dieta mediterranea è basata su cereali, legumi, olio d'oliva e vino, che combinati insieme formano i piatti che hanno garantito la sopravvivenza dei popoli del bacino del Mediterraneo, favorendo una dieta (nel senso etimologico del termine, e cioè stile di vita) variata e saporita, mai noiosa e soprattutto sana ed equilibrata.

Ai Foodblogger soci di AIFB è data la possibilità di partecipare a questo contest di eccezione, che vede protagonista la Dieta Mediterranea, declinata in 6 categorie di cibi: pane, pasta, pesto, timballo, scapece e pani dolci. Sono tutti metodi di preparazione e di cottura delle materie prime menzionate sopra, antichi quanto la Dieta Mediterranea stessa, eppure moderni.

Oggi partecipo anche io a questo contest per la categoria PANE, e lo faccio con una ricetta che mi incuriosisce da sempre e che ho sperimentato di recente. 


mercoledì 24 settembre 2014

Riso con astice scottato in court bouillon e tartufo nero


Torno oggi con la mia seconda proposta per l'MTChallenge di questo mese, che verte su un argomento tanto vasto quanto poco conosciuto, almeno da me: il riso.
Personalmente non sono mai andata più in là della cognizione che i risi semifini servono per il risotto; quando ero giovane si trovava sugli scaffali il Maratelli, considerato l'eccellenza per i risotti e oggi soppiantato dal Carnaroli. Ci è voluto l'MTChallenge di novembre 2012 per farmi scoprire che la varietà più indicata per fare le arancine è l'Originario, ma onestamente non sono mai andata oltre.
Ci ha pensato Acquaviva Scorre, vincitrice della scorsa edizione, a riportare la mia attenzione su uno dei cereali più importanti e diffusi del mondo, che è stato (ed è tutt'ora) l'alimento base di moltissime popolazioni sul pianeta. Dovere la propria vita a un pugno di riso non è cosa da poco, visto che la sua coltivazione esige molte cure e un lavoro ininterrotto, dalla semina alla raffinazione, fino alla vendita al minuto; e proprio perché non è cosa da poco occorre soffermarsi e acquisire maggiore consapevolezza di quello che abbiamo davanti, come ben dice la mia amica Francy.

E visto che questo mese trattiamo il riso, tanto vale imparare qualcosa di nuovo, no? Ecco che Acquaviva ci propone di cimentarci su 3 tecniche di cottura del riso poco conosciuti, ma che garantiscono una dispersione pressoché nulla delle sostanze nutritive del riso, e quindi una intensità di sapore che altre modalità di cottura non hanno.

Se con la mia prima proposta ho esplorato la tecnica del pilav, oggi sperimento invece la cottura per assorbimento, detta anche (ed erroneamente) a vapore. Perché erroneamente? Ce lo spiega Acquaviva nel suo interessantissimo post: "[La cottura al vapore] si svolge in un cestino posto sopra acqua bollente. [...] Il fraintendimento sul nome nasce dalla traduzione inesatta (steamed rice) da parte dei primi inglesi che hanno riportato questo metodo in Occidente: in una prima fase il riso bolle fino a che ha assorbito tutta l’acqua, dopo di che in effetti la cottura prosegue al vapore, sia a fornello acceso che nel periodo di riposo fuori dal fuoco. La definizione inglese se non altro è parziale, insomma."

Per sperimentare questo tipo di cottura semplice ed essenziale, che mantiene i sapori puliti, ho scelto di usare un abbinamento collaudatissimo, anche se diametralmente opposto all'idea di sopravvivenza cui ho accennato all'inizio del post: astice e tartufo. Il motivo è molto semplice: benché questa tecnica di cottura sia nata per i risi in bianco, io la trovo talmente sofisticata da poter entrare di diritto nella cucina "dei piani alti", proprio perché esalta le caratteristiche, la bontà e la freschezza di ogni ingrediente. Anzi, a dirla tutta la mia prima idea era quella di abbinare il tartufo all'aragosta, solo che non l'ho trovata dal mio pescivendolo di fiducia, e ho quindi ripiegato sull'astice.

Ripiego per ripiego, non ho avuto il tempo di cercare il pregiato tartufo bianco di Alba e mi sono dovuta accontentare di scaglie di scorzone nero, la varietà di tartufo meno pregiato,  essiccate per giunta. Come dire che ho fatto un "piatto di lusso di seconda scelta"... ^_^

lunedì 22 settembre 2014

Riso pilav esotico nelle foglie di banano


Due mesi di riposo dall'MTChallenge mi hanno fatto male, evidentemente: non riesco a spiegare in altro modo la mancanza assoluta di idee per concorrere alla sfida di questo mese... Anzi no: la spiegazione c'è, ed è pure razionalissima: prendetevi una ventina di minuti, sedetevi comodi e andatevi a leggere lo splendido post della sfida di Acquaviva Scorre, e poi ditemi se non sembra fatto apposta per far tabula rasa con la mente e paralizzarla.
Sì, perché qui si parla di riso, declinato in tre possibili tecniche di cottura, tutte e tre abbastanza conosciute: chi non ha mai sentito parlare del cosiddetto riso al vapore (definizione inesatta su cui tornerò nel prossimo post), dei dolci di riso o del riso pilav? Io però finora le ho applicate davvero poco, visto che difficilmente vado al di là del solito risotto. Fortunatamente sul blog dell'MTChallenge sono stati pubblicati post di approfondimento, ma più leggevo, più la mia mente si rifiutava di collaborare, oppressa dall'aristotelica consapevolezza di nulla sapere.

mercoledì 17 settembre 2014

Musabaha - ceci tiepidi con hummus


Sapevo perfettamente dove si trovava la tahina nella mia dispensa. Ne conoscevo talmente bene l'ubicazione, che avrei potuto prenderla ad occhi chiusi: secondo ripiano, al centro ma un pochino spostata sulla destra, a metà profondità. Lo stesso dicevasi per il bicarbonato e praticamente per tutto quello che ho in dispensa, quella grande che si trova in sgabuzzino: è un mobile molto capiente il cui riempimento e svuotamento gestisco ormai da 16 anni. So dove sono le marmellate, gli sciroppi, le varie qualità di cioccolato e gli ingredienti di cucina etnica, come l'aceto di riso nero, l'olio di senape, lo zucchero di palma e, per l'appunto, la tahina.

Lo so, anzi lo sapevo.

Sì, perché quest'estate, prima di partire per le ferie, ho fatto la consueta operazione di svuotamento, controllo delle date di scadenza, compilazione di elenchi e cancellazione di quanto non c'è più (che magari al momento non avevo cancellato) e per la prima volta in 16 anni ho deciso di dare alla dispensa un ordine più razionale. Tipo abbandonare la classica distinzione dolci/salati e mettere l'etnico tutto insieme. Tipo spostare il bicarbonato, che metterlo dietro ai tetrabrick del latte a lunga conservazione non ha molto senso. Tipo raggruppare gli alimenti pronti al consumo, come la cioccolata o il tonno, e quelli che devono essere lavorati prima di poter essere consumati, come la passata di pomodoro.

Ricordo come fosse ieri la grande soddisfazione provata dopo aver finito quel lavoraccio.
Ed è ancora vivo in me lo sgomento che ho provato quando sono andata a prendere la confezione di tahina e non l'ho trovata al solito posto. Già che c'ero ho deciso di prendere una scatola di bicarbonato, che l'altra era quasi finita, ma al solito posto non c'era e non riesco a ricordare dove l'ho messa.
La tahina l'ho trovata dopo aver mezzo svuotato il ripiano dell'etnico; il bicarbonato no, e l'ho dovuto comprare nonostante sappia benissimo di averne ancora 2 scatole, da qualche parte, in dispensa.

Dicono che cambiare posto alle cose in casa alleni la mente a rimanere elastica, costringendola a fare una salutare "ginnastica". Consigliano ad esempio di cambiare ogni tanto il posto dei piatti e dei bicchieri, e di scambiare il cassetto delle posate e quello delle tovaglie. Sarà, ma forse questa ginnastica è più adatta alle menti giovani. Quando ci si avvicina alla mezza età è molto meglio allenare la mente con il sudoku o con le parole incrociate: piatti, bicchieri e posate lasciateli dov'erano. E soprattutto non toccate la dispensa.